Bologna in Lettere 2019 – Action Poetry
Elena Zuccaccia, Ordine e mutilazione
Musiche Nicola Cappelletti
Il corpo senza organi e la successiva riorganizzazione in un corpo nuovo sono concetti artaudiani, e le due citazioni artaudiane che l’autrice fissa sulla carta non lasciano dubbi in tal senso. Dalla scarnificazione dell’anima allo sconquassamento della carne come per costruire una sorta di linea elettrica lungo la quale far sussultare le parole.
Entriamo nel vivo, senza ulteriori preamboli.
Citiamo testualmente da Ordine e mutilazione:
mi appare chiaro che se
volessimo io e te toccarci
basterebbe ch’io fossi morte
e tu il principio di vita che già sei
(basterebbe quindi, è chiaro, il mio
farmi morte)
perché la fine e il principio, è noto,
sanno toccarsi meglio
d’ogni altra cosa
Cosa abbiamo qui?
Intanto il “farmi morte” correlato alla dicotomia principio/fine e poi il contatto, o meglio per dirlo con derrida, le toucher, che non è un semplice contatto, non consiste nel toccare ma nel registro doppio e simultaneo del toccare/toccarsi da un lato e dell’essere toccato mentre si tocca dall’altro lato. La struttura è decisamente sovradeterminata. E comunque bisogna tenerne conto. Perché poi, questo toccare/toccarsi instaura un sistema comportamentale basato sulla reciprocità. Ma anche la reciprocità viaggia su due binari. C’è un altare e un contraltare. L’idea di un contatto sovradeterminato può risolversi anche nel desiderio, inconscio o onirico, di mutilare l’altro corpo, ovvero il corpo da toccare e da cui essere toccati. Ma la mutilazione non può bastare, una volta smembrato l’altro corpo (che è poi anche il proprio stesso corpo – il registro della reciprocità consiste anche in questa inversione e compenetrazione dei corpi), dicevo, una volta smembrato l’altro corpo bisogna mettere in ordine i pezzi, i residui, gli scarti, o meglio bisogna creare un nuovo ordine che possiamo definire anatomico-patologico-esistenziale. È questa una delle possibili accezioni del titolo che l’autrice ha inteso dare alla sua opera. Un’opera che mette al lavoro degli scarti, che produce il desiderio represso della compenetrazione tra gli scarti. Ed è così che in un mirabile divenire molteplice che assembla in sé tutte le filosofie della cura e dell’ospitalità, dell’aver-cura e della predisposizione a rendersi ospitale, a tal punto da smembrarsi per meglio accogliere le parti smembrate dell’altro, l’autrice nella sezione denominata Mutilazione propone – seppure attraverso l’alibi del sogno – la sua idea estrema di reciprocità e produce letteralmente un’eccedenza di senso conferendo un plusvalore al doppio gesto di toccare/toccarsi. In questa inedita, crudele, sublime doppia mutilazione inoltre rinviene anche la dicotomia principio/fine di cui già accennato; e il farmi-morte assume un ulteriore significato nella doppia fine di una doppia morte. Ma è proprio qui che vive il nuovo principio, ed è proprio a partire da questo che l’autrice inaugura il nuovo ordine delle cose, ri-organizzando un nuovo corpo. Che poi si tratti di un corpo esclusivamente letterario è cosa irrilevante, o – se preferite – fin troppo rilevante, perché poi alla fine stiamo parlando proprio di scrittura. (Enzo Campi)