Pablo López-Carballo (Spagna, 1983) è Professore di Letteratura ispanoamericana presso l´Università Complutense di Madrid (UCM). È stato tradotto in Italia da Valerio Nardoni (Le parole e le cose, 2012) e da Lorenzo Mari (L´Ulisse, 2013; Nuovi Argomenti, 2014), che ha anche curato l´edizione La precisione dell´indifferenza (Carteggi Letterari, 2016) e la plaquette Imbastire l´acqua (Poesía 2.0, 2013). In Spagna ha pubblicato i libri Sobre unas ruinas encontradas (La Garúa, 2010), Quien manda uno (Transatlántica, 2012), Crea mundos y te sacarán los ojos (2012) y La dictadura de la perspectiva (Trea, 2017).
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QUEMARÁN LA TIERRA, ENVENENARÁN LOS POZOS
Quemarán la tierra, envenenarán los pozos
Ya nadie dice Castilla sin amontonar piedras.
No saben nada de la niebla y el silencio
que hasta los pájaros atienden,
ni de Inés de Castro desatando urracas,
tejiendo espinas para regresar ungida
en duelo y tempestad. Hablaba con las manos,
el viento en la cabeza y el porvenir colgando del pelo.
Dos años escribiendo: entro en la edad
del desinterés, ni demasiado joven
ni todavía respetable. Desigualdad.
Igual que las luces de cocinas
que iluminan donde nadie necesita ver.
Callejas donde la sombra del hielo
se muestra sin el hielo
y las previsibles paredes de ladrillo,
las que hacían perder la cordura,
son ahora firme anclaje.
Los límites toman forma, como la precisión
de tu indiferencia.
Sé de lo que hablo
porque en nada fui determinante,
ni todavía he perdido la vergüenza
que dan las cosas hechas y las no realizadas.
Insuficiente en grafías,
fallido en el convenio, profuso en los nervios
que preceden al sometimiento. He movido,
a diario, el proyecto que a nadie interesa.
Aquí sigue saliendo el sol desorientado,
no digas nada, te querrán helar los huesos,
no entienden de nostalgias, buscan el renombre
y siempre están dispuestos al precio.
Nosotros seguimos en lo mismo,
mirar no es suficiente, debemos devanar
con la ciencia del no tener.
Por algo estaremos vivos:
para mondar naranjas ante el reloj
—si duele no aniquila—
con la exactitud de los límites.
Nubes de huesos sobre el deseo
ignorante de azar. Todo esto pasará.
¿Y los viejos tiempos? Que nunca regresen,
que nadie nos congele el tuétano,
pronto estaremos solos.
En el fondo, la poesía perdura
por un continuo malentendido.
BRUCERANNO LA TERRA, AVVELENERANNO I POZZI
Ormai nessuno dice Castiglia senza ammucchiare pietre.
Non sanno niente della nebbia e del silenzio
che persino gli uccelli assecondano,
né di Inés de Castro che liberava gazze,
intesseva spine per tornare unta
di dolore e tempesta. Parlava con le mani,
il vento in testa e il futuro appeso ai capelli.
Due anni a scrivere: entro nell’età
nel disinteresse, non troppo giovane
non ancora rispettabile. Disparità.
Al pari delle luci di cucine
che illuminano dove nessuno ha il bisogno di vedere.
Vicoli dove l’ombra del ghiaccio
si mostra senza ghiaccio
e le prevedibili pareti di mattoni,
che facevano perdere il senno,
ora sono ancoraggio saldo.
I limiti prendono forma, come la precisione
della tua indifferenza.
So di cosa parlo
perché in nulla sono stato determinante,
e non ho ancora perso la vergogna
che danno le cose compiute e quelle non realizzate.
Insufficiente nelle grafie,
mancato al patto, tutto nei nervi
che precedono la sottomissione. Ho portato avanti,
giorno per giorno, il progetto che a nessuno interessa.
Qui continua a uscire disorientato il sole,
non dire nulla, ti vorranno gelare le ossa,
di nostalgie non capiscono, cercano la fama
e sono sempre disposti verso il prezzo.
Noi seguitiamo nell’uguale,
guardare non è sufficiente, doppiamo dipanare
con la scienza del non avere.
Saremo vivi per qualcosa:
per sbucciare arance davanti all’orologio
—se duole non annichilisce—
con l’esattezza dei limiti.
Nuvole di ossi sul desiderio
ignaro del caso. Tutto questo passerà.
E i vecchi tempi? Che non tornino mai,
che nessuno ci congeli il midollo,
presto saremo soli.
In fondo, la poesia perdura
per un continuo malinteso.
(Traduzione Lorenzo Mari)
Testo tratto da La precisione dell´indifferenza (Carteggi Letterari, 2016)