Bologna in Lettere 2020 – International Poetry Review – Lorcán Black

 

Lorcán Black is an Irish poet. His poetry has been published in The Los Angeles Review, The Saint Ann’s Review, The Stinging Fly & Assaracus amongst numerous others. He is a Pushcart Prize and Best of the Net nominee and has been longlisted for the Two Sylvias Prize. Some of his work has been archived in the Beinecke Rare Book & Manuscript Library at Yale University, Connecticut and in the library of Saginaw Valley State University Michigan, USA, as well the National Library of Ireland, the British National Library and the Library of Congress. His first collection, Rituals, was published by April Gloaming Publishing in 2019 and received praise from established American poets Maggie Smith, Chen Chen and Blas Falconer. He lives in London.

 

 

Lorcán Black è un poeta irlandese. Suoi testi sono apparsi su varie riviste tra le quali The Los Angeles Review, The Saint Ann’s Review, The Stinging Fly & Assaracus. È stato candidato al Pushcart Prize ed al Best of the Net, oltre ad essere stato selezionato per il Two Sylvias Prize. Alcuni suoi lavori sono inseriti nella Beinecke Rare Book & Manuscript Library at Yale University, Connecticut e nella biblioteca del Saginaw Valley State University Michigan, USA, così come nella National Library of Ireland, la British National Library and la Library of Congress. La sua prima raccolta “Rituals” è stata pubblicata ad aprile 2019 per i tipi di Gloaming Publishing ricevendo apprezzamenti da poeti come Maggie Smith, Chen Chen e Blas Falconer. Attualmente vive a Londra.

 

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Hazmat

 

The lungs of this city are burning.

Outside an ambulance expels three medics:

minutes later they move a man between them
like a chess piece.

From our terrace I can see the thin, frail rage of his chest
rising and falling with each step.

I can see the fever glowing – radiation hot–
his chest heaving.

A woman stands by the door, crying.

The suits help him tenderly,

three beekeepers carefully arranging
the contagious fever of a whole hot hive

to be hand delivered, finally,
into a white sterility.

Each night since I have stared at that house.
What if they ban funerals? Then what will she do, but sit

memorising every last detail of those men,
eyes under white hoods, escorting him off into darkness?

The sirens are silent.
Their lights disappear in blackness,

into a night on fire with distance.
The spring trees are restless–
 their branches are breathing and creaking.

 

Tonight, and every night,

I can’t help but think

what walls of what houses–
how many thousands–

passing mere time, caging
such grief?

 

 

 

Tower Ruin with River, Late Afternoon

 

High walls lichen–eaten,

moss–shod rock, crest of nettles–

their barbed, hot tang–

crowning the approach there.

 

Your hands on the small of my back–

our belts unbuckling and close the slick, cold,

silver of a river running through–

the tin–whistle call of a blackbird, of birdsong

and all those things we knew,

or only thought

we knew–

 

rough grass, speedwell,

deep summer:

such sweet,

 

cold

 

water.

 

 

 

Hypatia

 

Opening slice by slice:
the Heavens–

 

Here is my blood on the stones:
I give it to them–

Here are the Heavens above me:
I take them into me–

 

The shards of the Parabalani fly like planets:

and each slice of slate the stars hurtle closer–

 

Celestial:

I rise and rise–

unto–

until–

 

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Materiali pericolosi

 

 

I polmoni di questa città sono in fiamme.

Là fuori un’ambulanza sputa fuori tre medici:

 

qualche minuto più tardi escono e tra di loro un uomo

come un pezzo degli scacchi.

 

Dal nostro terrazzo riesco a vedere la sottile e fragile forza del suo petto

sollevarsi ed abbassarsi ad ogni passo.

 

Posso veder la febbre accendersi – irradiare calore –

il suo petto gonfiarsi.

 

Una donna se ne sta alla porta, in lacrime.

I camici lo aiutano, con cura,

 

tre apicoltori preparano con attenzione

la febbre contagiosa di un caldo alveare

 

perché sia consegnata, infine,

ad una bianca sterilità.

 

Così ogni notte, da quando fisso quella casa.

E se proibiscono i funerali? a quel punto cosa farà, oltre

 

a memorizzare ogni ultimo dettaglio di quegli uomini,

gli occhi spuntare sotto bianchi cappucci,  a portarlo fuori nell’oscurità?

 

Le sirene sono silenti.

Le loro luci scompaiono nell’oscurità,

 

in una notte infiammata di distanza.

Gli alberi di primavera sono senza requie –

i rami respirano e stridono.

 

Questa notte, ogni notte

non posso che pensare

 

quali mura di quali case –

di quante migliaia –

semplicemente con il tempo, imprigioneranno

tanto dolore?

 

 

 

Rovine di una Torre con Fiume – Tardo Pomeriggio

 

 

Alte mura divorate da licheni,

rocce ricoperte di muschio, ciuffi di ortiche-

pungenti, irritanti –

a coronare l’arrivo.

le tue mani sui fianchi –

le cinture si slacciano e chiudono il liscio, freddo,

riflesso del fiume che ci scorre in mezzo –

il richiamo acuto di un merlo, del canto degli uccelli

e tutte quelle cose che sapevamo,

o che pensavamo

di sapere –

 

erbacce, occhi della Madonna,

 

estate inoltrata:

acqua così

dolce e

fredda.

 

 

Ipazia

 

 

Aprendo scaglia dopo scaglia:

il Cielo –

 

Ecco il mio sangue sulle pietre:

lo dono a loro –

 

Ecco qui il Cielo sopra di me:

lo prendo dentro di me –

 

Le frecce dei Parabolani volano come pianeti:

e con ogni scaglia di ardesia le stelle crollano più vicino –

 

Celestiale:

Io mi sollevo e

 

mi sollevo verso –

mi sollevo fino –

 

(Traduzioni Alessandro Brusa)