South American Poetry Review
a cura di Marisol Bohórquez Godoy
Andrea Muriel
(traduzioni di Gianni Darconza)
Cómo saber si un cactus ha muerto
Primero habría que fijarse en la rigidez de sus espinas,
luego en la consistencia de su cuerpo
que debe ser firme y robusto,
más tarde habría que pensar en el clima
o en cada cuánto se le puso agua.
Un cactus muere tres meses antes de que nos demos cuenta
y es imposible saber si las pequeñas señales:
los bordes amarillos, el encogimiento,
son indicios de la muerte o tan sólo parásitos.
Los expertos dicen que sólo existe un signo
inequívoco de la putrefacción:
hay que pinchar su carne
para ver si brota algo y confirmar
que el hedor ha comenzado a formarse
desde dentro.
Dicen que el amor es de todos los días
pero yo no sabía que los cactus pueden llegar a ahogarse.
Pensé que cuidarlo era ponerle más agua.
Siempre me ha costado entender cuánto es suficiente.
Come sapere se un cactus è morto
In primo luogo bisognerebbe porre attenzione sulla rigidità delle spine,
poi sulla consistenza del suo corpo
che dev’essere solido e robusto,
in seguito bisognerebbe pensare al clima
o ogni quanto gli si è dato acqua.
Un cactus muore tre mesi prima che ce ne rendiamo conto
ed è impossibile sapere se i piccoli segnali:
i bordi ingialliti, il restringimento,
siano indizi di morte o solamente parassiti.
Gli esperti dicono che esiste un solo segno
inequivocabile di putrefazione:
bisogna bucare la sua carne
per vedere se sgorga qualcosa e confermare
che il fetore ha cominciato a formarsi
dall’interno.
Dicono che l’amore è di tutti i giorni
ma io non sapevo che i cactus potessero affogare.
Pensavo che prendersene cura significava
[dargli più acqua.
Mi è sempre risultato difficile capire quanto è sufficiente.
El poema que le prometí a tu espalda
Recostada a tu lado
observo tu nuca
y la curva que poco a poco
se transforma en tu cuello.
Acariciar tu espalda
me hace pensar en Central Park.
Detrás de mis ojos cerrados
veo árboles altos en lo que parece ser
una postal de invierno.
Tú y yo nunca hemos estado
en Central Park pero creo reconocer
el paisaje de alguna película
y recorro con mi memoria la escena
de un libro de Richard Yates.
Tú y yo
nunca
estaremos en Central Park.
La última noche es un cliché
y sin embargo tengo los dedos helados.
Tu espalda no se parece en nada
a Central Park pero cierro los ojos
y siento que me adentro
cada vez más, noto la brisa helada,
los copos de nieve cayendo
poco a poco
sobre tu cuello.
La poesia che ho promesso alla tua schiena
Distesa accanto a te
osservo la tua nuca
e la curva che poco a poco
si tramuta nel tuo collo.
Accarezzarti la schiena
mi fa pensare a Central Park.
Dietro ai miei occhi chiusi
vedo alti alberi in ciò che mi sembra
una cartolina d’inverno.
Tu ed io non siamo mai stati
a Central Park però credo di riconoscere
il paesaggio di qualche film
e percorro con la memoria la scena
di un libro di Richard Yates.
Tu ed io
mai
saremo a Central Park.
L’ultima notte è un cliché
eppure ho le dita gelate.
La tua schiena non assomiglia per nulla
a Central Park ma chiudo gli occhi
e sento di addentrarmi
sempre di più, noto la brezza gelida,
i fiocchi di neve che cadono
poco a poco
sul tuo collo.
Star Wars VII
[spoiler alert]
Qué hubiera pasado,
mi amor,
si antes de haber visto la película contigo
la hubiera visto con otro.
Qué pasaría si a tu lado las primeras escenas
no me hubieran causado asombro,
si hubiera tenido que fingir no saber
y no me hubiera sorprendido
cuando Han Solo entró al Halcón Milenario.
Qué sucedería si hubiera repetido las mismas bromas.
Y si esa primera vez no la hubiera visto completa
—tal vez sólo la mitad—
y me hubiera salido del cine con prisa
queriendo llegar a otra parte
para estar a solas con él.
Cómo sería todo ahora
si cuando te besé en el cine
la oscuridad me confundió
y durante la segunda mitad de la película
estuve pensando que aunque antes
nunca llegué a la escena
[spoiler alert]
en la que el hijo de Han Solo lo mata,
recuerdo con mayor fuerza
aquel final con él
en mi departamento
que el desenlace de Disney
contigo.
Star Wars VII
[spoiler alert]
Che cosa sarebbe successo,
amore mio,
se prima di avere visto il film con te
l’avessi visto con un altro.
Che succederebbe se accanto a te le prime scene
non mi avessero sconcertato,
se avessi dovuto fingere di non sapere
e non mi fossi sorpresa
quando Han Solo è entrato nel Millennium Falcon.
Che succederebbe se avessi ripetuto le stesse battute.
E se quella prima volta non l’avessi vista per intero
‑ magari solo per metà ‑
e fossi uscita dal cinema in fretta
per voler andare da un’altra parte
e stare sola con lui.
Come sarebbe tutto adesso
se quando ti baciai nel cinema
l’oscurità mi confuse
e nella seconda metà del film
mi misi a pensare che benché prima
non fossi mai arrivata alla scena
[spoiler alert]
in cui il figlio di Han Solo lo uccide,
ricordo con maggiore forza
quel finale con lui
nel mio appartamento
che il finale alla Disney
con te.
Andrea Muriel (Città del Messico, 1990) è una poeta e traduttrice. Laureata in Linguistica e Letteratura Ispanica alla BUAP. Ha conseguito un Master in Lettere Moderne – Inglese all’UNAM. Ha fatto parte del programma di scrittura creativa della Fundación para las Letras Mexicanas. Ha tradotto diversi libri dall’inglese e dall’italiano, tra cui spiccano le raccolte di poesie Dímelo di Kim Addonizio (Valparaíso, 2016); Materia oscura di Gianni Darconza (Raffaelli, 2017), e il romanzo La imperfecta maravilla di Andrea de Carlo (Seix Barral, 2018) ). A veces el amor es un cactus è la sua prima raccolta di poesie (Osa menor, 2019).