Premio Bologna in Lettere 2021
Sezione A (Opere edite)
Ivan Schiavone
Tavole e stanze
(Oèdipus edizioni)
Nota critica di Marilena Renda
Tavole e stanze, di Ivan Schiavone, possiede già a prima vista il dono della complessità, qualità che spesso fatica a trovare spazio nella poesia italiana. Si ritiene che la poesia debba tendere all’essenziale, al nucleo intimo delle cose, e questo è senz’altro vero, ma è altrettanto vero che la poesia può tendere al nucleo intimo delle cose ed essere allo stesso tempo complessa e carica di sfide per il lettore. Schiavone ci ha già abituati a strutture complesse, anche dal punto di vista metrico (ricordo il precedente Cassandra, un paesaggio, finalista al Premio Pagliarani), ma credo che la caratteristica più notevole di Tavole e stanze sia, soprattutto nei suoi momenti migliori – penso soprattutto alla sezione intitolata Tavole da un atlante, vero testo programmatico dell’opera – il fatto che la poesia di Schiavone spinge e trascina il lettore in direzioni sempre inaspettate, come se in questa operazione di cartografia dell’esistente fosse necessario strattonare chi legge e trascinarlo lontano dalla sua comfort zone. La sensazione di essere scagliati lontano da se stessi è – in chi legge – precipuamente fisica, e lo strumento con cui Schiavone riesce a farlo è, ancora una volta, il linguaggio, al tempo stesso casa comune a chi scrive e a chi legge e metafora del nostro essere scagliati in un mondo inospitale e incomprensibile, quasi come la scimmia di Kubrick o l’uomo dell’Antropocene che va randagio “sotto il sole della mutazione”: “osserva il nutrimento, osserva la deiezione / ipotizza la modificazione insita nel gesto / il regesto incalcolabile della causa e dell’effetto; osserva il linguaggio / familiarità che si allontana in catalogo e memoria / dissezione del continuo / per unità e limiti”. Ecco allora che il poeta si impegna mappare l’esistente a partire dai suoi microtraumi (i vasi che si rompono, in Giappone, e la nota tecnica del kintsugi), a partire “dall’assenza, dalle scissioni, dall’anestesia, dai deradicamenti, dall’ibrido”, e il linguaggio prova a mettere insieme con esattezza dolorosa il reale e il suo riflesso, cuce appartenenze fragili, esercita la compassione, prova a “sdomesticarsi”, ad abbandonare la postura comoda del domestico e del prevedibile. Sono molte le figure che costruiscono questa mappa del post-naturale, dai migranti dei CIE di Ponte Galeria che si cuciono le labbra alle bambine coperte di pelo al paesaggio al contempo rurale e futuristico di Baku, con i petrolchimici e le trivelle che convivono con la povertà e la “verginità” della sua campagna pre-industriale ai delfini che giocano con le scorie nucleari nel Mar Nero, fino ad arrivare alla luce di Lucia, ai toni stilnovistici con cui viene cantata la donna amata nei testi della sezione intitolata cantico piano. “Così impietra e serba il tuo esser donna sereno e chiaro oblio d’avverso tempo”: per quanto riguarda il tema amoroso, l’altro modello è il Cantico de’ Cantici nella traduzione di Emilio Villa, ma qui è lo stilnovismo che prevale, con il topos della salute, pienezza e gioia che scaturiscono direttamente dagli occhi dell’amata, fino a questo, che sembra un approdo ma non lo è: “trasfigurato hai in iconostasi dei quotidiani oggetti la presenza / l’acqua, il tavolo, il letto, gli indumenti compresi nella luce per te acuita / che non adombra usata consuetudine di scale anzi rischiara, sino al limite / il punto a cui s’arresta la domanda e il dimorare è quiete ed evidenza”.
Foto di Sharon Gervasoni
Ivan Schiavone (Roma, 1983) ha pubblicato Enuegz (Onyx, Roma 2010 e, in versione ebook,
2014), Strutture (Oèdipus, Salerno/Milano 2011), Cassandra, un paesaggio (Oèdipus, Salerno/Milano
2014), Tavole e stanze (Oèdipus, Salerno/Milano 2019). Ha organizzato diverse rassegne letterarie tra cui
Giardini d’inverno e Generazione y – poesia italiana ultima (da cui il documentario omonimo realizzato da
Rai5); ha diretto, con la poetessa Sara Davidovics, la collana di materiali verbali Ex[t]ratione per le edizioni
Polìmata. Dal 2016 è editor, per la casa editrice Oèdipus, della collana di poesia italiana contemporanea
Croma k. Con Cecilia Bello Minciacchi, Pierpaolo Cipitelli e Stefano Colangelo ha creato il canale YouTube
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