Premio Bologna in Lettere 2021
Stella Poli, Titolazione. Nota critica di Loredana Magazzeni
I tre testi proposti da Stella Poli posseggono una loro implicita freschezza di immediata lettura e tratteggiano l’universo di una giovane sensibilità alle prese con il mondo dell’esperienza dei sentimenti e delle relazioni.
Nel primo, la suggestione di un incontro, la cui armonia ricorda quella dell’arte medievale, chiama a raccolta i ricordi, mentre i nomi sfuggono ma si conservano le atmosfere e l’incanto di un tempo ormai perduto: “Penso alle mandorle delle architetture medievali./ Non ricordo il nome./ Noi sdraiate stiamo in una mandorla così/ (la testa sulla tua spalla o nell’incavo di)”.
La poesia è tutta giocata su quel “ricordare/ non ricordare”, su quel “posarsi appena/ non posarsi”, sull’opposizione fra ciò che è centrale per noi e ciò che il tempo subdolamente ci sottrae o la memoria ci nasconde: “ma mi poso e poso le domande/ mentre cerco di ricordare quel nome”.
Nel secondo testo ci troviamo di fronte a un rapporto amoroso, fatto di timida conoscenza fra donne e di gentilezza, il rispetto delicato del sapere l’altra come se stessa e altro da sé: “Avevo il tuo sangue attorno alle unghie. /Ci ho messo un momento a capire. L’ho lavato via senza dirtelo,/ non avrei voluto imbarazzarti”.
Nel terzo incontriamo la felicità di un’immagine ben riuscita: versare ai fiori i resti dei propri bicchieri perché conservino il sapore delle labbra dell’altra per poter fiorire, un’immagine amorosa delicata e riuscita, come il tono generale di queste poesie delicatamente vive e attente all’incontro e all’ascolto dell’altro, fino a includerlo nella magia del proprio quotidiano: “Ho versato/ quel che restava dei nostri bicchieri ai fiori/ perché sapessero un po’ delle tue labbra,/ se ne ricordassero per fiorire”.