PREMIO BOLOGNA IN LETTERE
VIII edizione 2022
SEZIONE B
(Raccolte inedite)
La giuria formata da
Alessandro Canzian, Clery Celeste, Giusi Drago
Daniele Poletti, Patrizia Sardisco
conferisce una segnalazione di merito a
Giulio Maffii
per l’opera
Piccole resurrezioni domestiche
Piccole resurrezioni domestiche è una raccolta di poesie formate da parole scelte, chirurgiche nella loro espressione e assolute nel suono. I testi si susseguono chiamandosi l’un l’altro, come un rotolare di sassi durante una valanga. L’autore scrive di piccole morti quotidiane, dei morti che ci portiamo addosso nell’eredità del sangue e nella vita. Allo stesso tempo le poesie chiamano alla potenza della resurrezione, nei piccoli gesti e nelle cose semplici che abitano la casa. La solitudine che macchia il corpo trova, ad esempio, una qualche forma di redenzione e salvezza del chiedere scusa, “chiedi scusa/ un semplice inchino”. La resurrezione non è allunaggio o distanza siderale con il divino, abita nello spazio di una casa, nel corpo di una mosca morente e liberata. La morte chiede di assumersi la responsabilità, di scansare l’idea che tutto sia relegato al corpo, che “la morte si nutra di carne”; per l’autore “Abbiamo fatto tutto da soli quando siamo morti/ le scelte le scarpe/ le striature delle rughe”. Nonostante il dialogo vissuto nel corpo tra i vivi e i morti, tra ciò che teniamo e ciò che lasciamo, i testi procedono aggrappati alla quotidianità, vista come ultima forma di salvezza: “Ci sbraniamo la carne ammassati/ dentro cornici e fotografie/ ci spostiamo da un comodino ad un altro/ senza cambiare stanza/ fuori dai minimi perimetri umani”. La raccolta termina con un monito che suona dolorosissimo; nel tentativo di contenere il dolore, nel dialogo tra morti e vivi dove i morti annunciano se stessi con qualche rumore, accade però che i vivi preghino solo per devozione, “ma i quasi vivi non hanno educazione / pregano l’aria per pura devozione”. Il dolore infatti non si estingue, muta forma semplicemente. I versi sono asciutti, talvolta rigidi nel loro dichiarare inflessibile il dolore e la morte. L’autore procede per una versificazione che taglia, che si impone al lettore come dato di fatto, come assoluto della condizione umana. (Clery Celeste)
Tra i lavori di Giulio Maffii ricordiamo: il saggio breve “Le mucche non leggono Montale” (2013), “Misinabì” (2014) poemetto basato sui miti della morte degli Indios Taino, il saggio “L’Io cantore e narrante dagli aedi ai poeti domenicali: orazion picciola sulla parabola dell’epos” (2014), “Il ballo delle riluttanti” (2015), “Giusto un tarlo sulla trave” (2016) e “Angina d’amour” (2018)). Nel 2020 ha pubblicato per l’“Archivio per l’antropologia e l’etnologia”: “Con i piedi in avanti: la lunga passeggiata di anthropos e thanatos tra poesia e vizi simili”. Nel 2021 il suo ultimo lavoro di poesia visuale edito per Pietre Vive editore “Sequenze per sbagliare il bersaglio”. Scrive e collabora con la Compagnia teatrale Bubamara Teatro. Fa parte dell’associazione Pallaio per gli studi antropologici e multidisciplinari di Firenze. È docente di storia contemporanea presso il corso di laurea in Scienze giuridiche della sicurezza.