Premio Bologna in Lettere 2022 – Riccardo Frolloni – Nota critica di Marilena Renda

 

 

PREMIO BOLOGNA IN LETTERE

VIII edizione 2022

SEZIONE A 

(Opere edite)

 

La giuria formata da

Daniele Barbieri, Enzo Campi, Sonia Caporossi,

Laura Liberale, Marilena Renda, Enea Roversi

conferisce una segnalazione di merito a

Riccardo Frolloni

per l’opera

Corpo striato (Industria & Letteratura)

 

 

 

 

Corpo striato di Riccardo Frolloni (Industria e letteratura 2021) si apre con una dedica brutale: “a mio padre morto”. Così, la morte del padre irrompe da subito con la sua materialità e con la sua irrevocabilità al centro di questo libro, e del padre vediamo soprattutto l’azione e il movimento: lo vediamo mentre commenta le poesie o i capelli del figlio, mentre lavora o si relaziona con i personaggi satelliti del libro; ne vediamo insomma la vitalità sbeffeggiata dalla morte. Il movimento è un elemento centrale a partire dal titolo, perché il corpo striato è quella parte del cervello che presiede al movimento, e così come percepiamo il padre in costante movimento, altrettanto in movimento percepiamo il figlio, sempre preso a circumnavigare quel microcosmo di affetti che affollano i testi qui raccolti. Contribuiscono all’impressione di movimento i versi lunghi di tradizione americana, ma leggeri, ariosi, che sembrano affrettarsi verso la conclusione ma non inseguirla mai veramente; il passo è dubitativo ma non incerto, come dimostra l’ottima tenuta dei testi e i versi finali che sembrano chiudere questioni anche di vita e di morte con il tono brusco ma non privo di grazia di chi sa che non ci sono mai abbastanza parole e che, anche se ci fossero, sarebbero equivoche o insufficienti, come si vede nella poesia movimenti IX: “ora le mie mani sono impronta delle sue, le cerco nei sogni / le sento ogni volta che le richiamo, quelle bianche non erano // più quelle di forza e coraggio, scelgo così di accarezzargli i capelli / cortissimi, come voleva che fossero i miei, ma c’era troppo bene poi”. Il libro è strutturato in sezioni intitolate sogni, movimenti, materiali, preghiera, con un apparato di foto dello stesso Frolloni e due testi finali, uno intitolato fasi I, II, III, IV, V e VI e l’altro memoria O. Sono testi importanti perché fanno luce su ciò che viene prima, ovvero sull’idea di lavoro poetico che precede il libro vero e proprio; il primo è una chiara dichiarazione di poetica, in cui si stabilisce nettamente il rapporto che quasi da subito si instaura tra il poeta e la “grande sparizione”, come se la morte fosse una pre-condizione del discorso; allo stesso tempo Frolloni mette in gioco i termini di una dialettica che non può che essere incessante e dinamica tra io e altri, dentro e fuori, silenzio e parola (silenzio delle creature e parola del poeta?): “la poesia dice gli esseri tacciono”.

Il secondo testo, memoria O, è una sorta di autobiografia contratta, che sottolinea l’impossibilità di far agire la memoria e il linguaggio lungo una linea retta: “mi sforzo di comporre una narrazione lineare ma la linea è spezzata, diventa un delta di possibilità”, e poi ancora l’amnesia, parole e gesti che significano “più nel non detto, nella logica della sottrazione e del signatura rerum”, e infine: “mi sottraggo per dire ancora / qualcosa di sensato”. In questo testo è in gioco la formazione dell’identità, non a caso citata esplicitamente più avanti, insieme ai materiali che contribuiscono a costruirla e agli inevitabili giochi di specchi con gli altri abitanti del mondo affettivo del poeta; la direzione in ogni caso è chiara: “nella dimenticanza ho trovato la forza. / Nella confusione delle direzioni o nel magma, / nello scioglimento dei soggetti, dimentico e perciò narro, costruisco, mi metto / controvento, con gli occhi rossi per gli schiaffi, continuo”. Queste dichiarazioni mi sembrano importanti perché mi sembra che mettano in atto una sorta di poetica del nascondimento, del pudore e della reticenza; in effetti, lungo tutto il flusso del testo, Riccardo occulta il vero oggetto del libro, ovvero il corpo morto del padre, nominato in principio e poi rappresentato solo da vivo e in movimento, e quindi pone al centro del libro il lutto per poterlo nascondere meglio, ovvero per nasconderlo nel momento in cui ne parla di più e in modo più esplicito, e quindi per portare il padre dove è giusto che stia: nel cuore del silenzio. (Marilena Renda)

 

 

 

 

 

Riccardo Frolloni nasce nel ’93 a Macerata. Laureato in Italianistica, pubblica Corpo striato (Industria & Letteratura 2021; Premio Versante Ripido e Premio PordenoneLegge – I Poeti di Venti’Anni). Insieme all’artista Giulio Zanet ha pubblicato il libro d’arte Claustro (Edizioni Gei 2021). Ha tradotto Sul non perdere le ceneri di mio padre nell’alluvione di Richard Harrison (‘roundmidnight edizioni 2018), Non praticare il cannibalismo, antologia dell’opera di Ron Padgett (Del Vecchio Editore 2021). È stato direttore del Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna e ha lavorato per la School of Continuing Studies dell’Università di Toronto come lettore e assistente. Scrive per la rivista musicale Impatto Sonoro e ha fondato il progetto Lo Spazio Letterario. Insegna italiano e latino nei licei.