Giuseppe Martella
C’è un costante senso di leggerezza nei testi di Giuseppe Martella: è una leggerezza di tocco che Martella mantiene sempre nel suo trattare la parola, lui che con la parola (scritta, letta e commentata) ci lavora da una vita intera, in virtù della sua lunga carriera di docente universitario di letteratura e cultura dei paesi anglofoni.
E se sicuramente la letteratura inglese e quella americana avranno in qualche modo influenzato Martella, tuttavia, leggendo le poesie tratte da Porto franco (libro uscito nel 2022 con Arcipelago itaca, che rappresenta il suo esordio nella poesia) l’atmosfera che se ne ricava è quella di un paesaggio mediterraneo.
Sono frequenti i richiami al mare, al sole, alla luce e alle loro varie tonalità di colore.
L’ esempio più calzante è probabilmente la poesia Gran Canaria che apre e dà il titolo alla prima sezione del libro: Azzurro, azzurro / azzurro il cielo, trasparente è l’aria e poi
Azzurro azzurro che scema nel celeste / celeste il cielo / azzurro il mare dove il colore del mare si mescola alla luce e dove la luce colora l’aria.
Più avanti troviamo un testo che inizia con il verso Celeste celeste blu blu celeste e un altro che inizia con Bianco bianco bianco / bianco il sole / bianco splendente: a Martella piace giocare con i colori, come se la pagina fosse una tavolozza e il risultato che ne ricava sono quadri permeati di luminosità.
Gran Canaria è uno dei luoghi del cuore dell’autore, che all’isola è molto legato: Martella del resto è isolano di natura, date le sue origini siciliane e il suo amore per l’isola come entità, luogo distaccato eppure capace di radicarsi come pochi altri nell’anima di chi vi è nato, appare evidente nei suoi testi.
La seconda sezione del libro ha come titolo L’ora bruna del presentimento e qui Martella scopre la sua parte più intima: vi sono i ricordi, le emozioni, i trasalimenti, i disincanti, le delusioni, gli ardori: risalta a volte una malinconica asprezza nei versi, ma il tono di leggerezza (o levità, come la definisce efficacemente Rosa Pierno nella sua postfazione) non viene abbandonato del tutto, ma affiora anche là dove il timbro poetico dell’autore si fa più dolente.
Nel testo dedicato alla moglie (anzi, la mia sposa per usare le parole dell’autore) ci sono tutta la tenerezza e l’amore che un uomo possa provare per una donna: anche qui, a fare da cornice, c’è il mondo mediterraneo: Ci sposammo / in un giorno di sole intenso sul sagrato / di una piccola chiesa.
Molto intensi anche il testo dedicato alla madre che termina con i versi Io sono qui per te natura che non mente / sono tuo figlio, qui, sulla soglia del niente e quello che è per me uno dei più belli (se non il più bello) in assoluto della raccolta, intitolato Canone inverso incentrato sul dolore e ricco di immagini: sulla soglia dove il rumore / si trasforma in suono e poi parola / e poi vola fra me e te.
Martella è un autore che è giunto tardi alla prima opera: ma poi che cosa significa tardi? Dovremmo smetterla di dare dei tempi alla scrittura, la quale si prende tutto il tempo che richiede e non c’è un’ unità di misura atta a calcolare il tempo e che possa essere uguale per tutti.
Porto franco ci fa scoprire un lato di Martella che conoscevamo solo parzialmente: quello di un uomo di lettere cui piace giocare con la scrittura, come testimoniato dall’uso di assonanze, ripetizioni, rime interne, allitterazioni, di cui sono popolati i suoi versi, in una raccolta che sa parlare con i giusti toni della vita che scorre. (Enea Roversi)