Sonia Caporossi vs Tomaso Pieragnolo

Bologna in Lettere 2024

Le note introduttive

Sonia Caporossi vs Tomaso Pieragnolo

 

La versificazione di Tomaso Pieragnolo è un terreno fertile di germinazioni immaginifiche, che aprono lo sguardo a territori vividamente esplorati con l’occhio nudo e tumido della sensazione e del ricordo. In effetti, l’elemento ricorrente nella sua poesia è l’evocazione mnemonica, compiuta per scarti sinestesici continui e richiami figurativi alla dimensione dell’interiorità, laddove un correlativo oggettivo allo stato d’animo del poeta diventa, nella sua interezza, il mappamondo, la carta pergamena di una topografia interiore, che segna e insegue i tracciati inesprimibili dell’auscultazione di un battito cardiaco, quello che pulsa e rende continuamente alla vita l’universo-mondo in cui ognuno di noi si riconosce e si rispecchia. Lo stile espresso da Pieragnolo è privo di attriti e di tensioni forzate, evita le smargiasserie del verso tipiche di chi vuole strafare, eppure appare tensivamente proteso verso l’accumulo descrittivo, il dipanamento dell’essere e del divenire, la mostra patente della sostanza tambureggiante, ritmicamente ondulata, dell’esistenza umana, vitalistica manifestazione di una natura che prorompe dal verso come paesaggio sentimentale, in tutta la propria maestosa forza espressiva, soprattutto attraverso l’aggettivazione prolifica e l’uso sapiente dell’enjambement a prolungare le tensioni dialettiche del verso.

L’altra anima di Tomaso Pieragnolo, quella dell’abile traduttore e divulgatore della poesia sudamericana meno conosciuta in Italia, si manifesta a sua volta negli usi accorti di un lessico perpetuamente disvelante, epifanico, solenne, in cui qualsiasi riferimento torna al punto fondante: una sorta di estetica delle parole che dona forma alla materia e la sottrae, contemporaneamente, a ogni caotico divenire, per ordinarla, renderla mansueta e obbediente al senso e alla sottrazione del vuoto; e questo continuo fuggire il vuoto, l’ammanco, il nulla pauroso dell’insignificanza rende questa poesia un ordito prezioso, un ricamo di certezze beatificanti che pacifica l’animo, che addomestica la coscienza e la mente in direzione di una evocatività totalizzante che tutto raccoglie e riassume nella sintesi quieta e pacata dell’esperienza umana, composta di viaggi, di visioni, di relazioni e di accadimenti, in una fenomenologia eutrofica che annulla i deserti dell’anima, nella rigogliosa vegetazione di un’equatoriale, lussureggiante, felice e trionfante vitalità. (Sonia Caporossi)