Enea Roversi vs Diletta D’Angelo

Bologna in Lettere 2024

Colpi di voce

Le note introduttive

Enea Roversi vs Diletta D’Angelo

 

Con la sua raccolta d’esordio Defrost, uscita nel 2022 per Interno Poesia, si è fatta notare nel panorama poetico italiano: un esordio che ha fatto rumore, nel senso che il libro ha ottenuto importanti riconoscimenti e ha avuto una rilevante visibilità su siti e blog letterari.

Vorrei ricordare, tra l’altro, il secondo posto ex-equo al Premio Bologna in Lettere 2023 nella sezione Opere Edite.

Lei è Diletta D’Angelo, giovane e assai talentuosa autrice che oggi ci presenta una serie di testi inediti intitolati semplicemente K.

Sono testi che, se da un lato ricordano Defrost, dall’altro se ne differenziano: c’è la stessa potenza espressiva, c’è anche qui l’uso del verso e della prosa breve, ci sono le immagini intese come squarci di situazioni, che D’Angelo descrive con abilità e con una maturità inconsueta se rapportata alla giovane età.

Ma l’impressione è che in questo progetto, attualmente in fieri e che certamente confluirà prima o poi in un nuovo libro, l’autrice abbia intenzione di spingersi oltre, sia dal punto di vista stilistico che su quello tematico.

Anche qui, come in Defrost, si parla di dolore: al centro la figura di una bambina, o adolescente, o giovane donna che sta crescendo, con il corollario di paure, complessi, insicurezze tipiche di tante bambine, di tante adolescenti, di tante giovani donne che stanno crescendo.

La mente è in perenne conflitto con il corpo (La ripresa di percezione scuote il corpo a ogni movimento, a ogni ombra, senti più forte il picco della paura, l’allarme di un dolore possibile.): è un corpo che sta cambiando, ci sono passaggi da percorrere e fobie da sconfiggere.

Se dovessi trovare una parola come collegamento di questi testi di D’Angelo sceglierei senza ombra di dubbio equilibrio: il soggetto al centro della scrittura è alla costante ricerca di equilibrio, un equilibrio mentale e fisico, ma anche l’intero tessuto sociale che le ruota attorno ne è alla ricerca (Abbiamo rifatto la casa. Aggiunto buchi alle pareti per nascondere i vecchi crolli. Ogni cosa ha saputo trovare il posto adatto, la geometria conforme).

Emblematico in tal senso il testo all’interno del quale troviamo i termini rottura, accettazione, frana, superamento, percezione, movimento, ombra, paura, allarme, dolore, blocco, annullamento: praticamente un piccolo catalogo di emozioni racchiuso in poche righe.

Una sedia a dondolo, i fili del bucato che le braccia non raggiungono, il cibo che rappresenta una tentazione e del quale si fa voglia, ma che non si può chiedere: ogni dettaglio, nella scrittura di D’Angelo, rimanda a un senso di precarietà, di difficoltà.

Bulimia, scompensi, conflitti dell’anima, affetto familiare, condizionamenti ambientali: (Chiedevo il cibo con gli occhi tracciavo il percorso dalle pupille di mia madre), in K il racconto è drammatico, i versi sono ammantati di genuino pathos.

E chissà se quella K ha a che fare in qualche modo con Kafka, alle sue Metamorfosi, a quel Gregor Samsa che è il personaggio paradigmatico della trasformazione: è soltanto una mia suggestione e sicuramente Diletta mi smentirà, ma mi piace pensarlo ugualmente.

Attendiamo dunque di poter conoscere altri testi di questo nuovo lavoro di Diletta D’Angelo, di vederne gli sviluppi, di scoprire quali equilibri si ritrovano e quali no.

Alla fine risalta l’immagine della bambina tenuta in ultima fila, che però brilla ugualmente della propria imperfetta bellezza: Ai saggi di danza ero sempre in ultima fila mi coprivano / la pancia con costumi più lunghi, brillanti come quelli degli altri.