Francesca Del Moro vs Silvia Patrizio

Bologna in Lettere 2024

Colpi di voce

Le note introduttive

Francesca Del Moro vs Silvia Patrizio

 

“Ogni cosa si compie dentro l’intenzione di una forma” recitano due versi contenuti nella seconda sezione di Smentire il bianco, il libro di Silvia Patrizio pubblicato da Arcipelago itaca nel 2023. Un’affermazione che suona come una dichiarazione di poetica, perfetta per un’autrice che dimostra grande maturità nel padroneggiare il verso, che parte da un accurato lavoro formale, ovvero dal perseguimento di una scrittura cristallina, che non dà spazio al superfluo né all’ornato, per cogliere l’essenza delle cose.

Nella selezione proposta per questa occasione, l’aggettivo bianco, sostantivato nel titolo del libro, appare nel titolo della prima sezione, con riferimento alla “stanza bianca”, possibile metafora di un qualsiasi spazio vuoto, di uno svuotamento interiore, oppure di una camera d’ospedale, punto di arrivo di un viaggio, coincidente forse con quello della vita (come si può dedurre dal riferimento al treno).

“Bianco come braccio che si blocca” si legge in una delle poesie, a introdurre un problema fisico, una malattia, l’arrestarsi della circolazione sanguigna (temporaneo o definitivo che sia) che fa impallidire la pelle, e, per esteso, blocca la scrittura (il bianco viene smentito anche dalla scrittura che riempie la pagina vuota e occorre, scrive Patrizio, “riscrivere il corpo, oltre a riparare le parole”). La stessa duplice valenza si ritrova nel riferimento alla “non più mano”, citazione da Laura Liberale, in una poesia-elenco in cui il soggetto si dà una serie di istruzioni per sopravvivere, forse guarire.

La dimensione clinica è, in questi versi, dominante. Su di essa pone immediatamente l’accento l’esergo tratto dal romanzo Il bianco è il colore del danno di Francesca Mannocchi (Einaudi, 2022), laddove il danno, poi citato nei versi di Patrizio, potrebbe essere quello provocato da alcune malattie degenerative (danno mielinico o danno assonale).

“Malattia demielinizzante infiammatoria multifocale del Sistema Nervoso Centrale. Disturbo borderline di personalità” si legge più avanti nella prima sezione. Il danno interessa dunque sia il corpo sia la mente, ed è da questo che parte il cammino dell’autrice, volto a smentire l’ineluttabilità della “malattia del bianco”, recuperando e custodendo i ricordi, instaurando un dialogo con la propria quotidianità, con il proprio corpo e con la propria mente, spesso osservati col distacco analitico della cartella clinica.

Le poesie della selezione oggi proposta iniziano con un senso di clausura, una mancanza d’aria (“mancanza che si apre”), determinata dalla sola visione o dal sospetto delle pareti. La quotidianità subito prende peso, nella forma del cibo annerito sui fornelli (colore opposto, e che smentisce, da subito, il bianco) e come un sollievo di torta alle mele. L’utilizzo del verbo “prelevare”, seppur accostato “all’incoscienza”, rientra nel lessico ospedaliero, rimanda al prelievo di sangue, e del resto in una poesia si legge “lessico d’aghi”, con il riferimento alle vertebre (che, scucite, acquistano individualità, vengono ancora più percepite). Aghi di siringhe, flebo, agopuntura, che più avanti si trasformano in aghi di pino, in una prospettiva di recuperata, o almeno sperata, salute. E alla stessa terminologia appartengono le parole “anestesia, lesioni, ispessimento, terapia, cessazione funzionale”.

Il bianco in questi versi fa pensare a quello che annega la vista in Cecità di José Saramago e alle geometrie della copertina di Serie ospedaliera. Peraltro il bianco torna a più riprese nei versi del libro di Amelia Rosselli, dove si legge ad esempio: Di sollievo in sollievo, le strisce bianche le carte bianche un sollievo, di passaggio in passaggio una bicicletta nuova con la candeggina che spruzza il cimitero. Di sollievo in sollievo con la giacca bianca. Amelia Rosselli è una delle autrici citate da Silvia Patrizio nelle epigrafi che punteggiano il libro (insieme a Francesca Mannocchi, Anna Achmatova, Paola Turroni, Sylvia Plath). Altri richiami a modelli letterari si ritrovano nella forma di citazioni dai loro versi, specificate nelle note in fondo al volume (oltre alla già menzionata Laura Liberale, Cristina Alziati, Silvia Bre, Louise Glück) mentre le uniche figure maschili sono T.S.  Eliot e Salvador Dalí, il cui dipinto La persistenza della memoria ispira il titolo di una delle poesie di questa selezione. E sempre donne sono le protagoniste della storia o del mito che prendono la parola nella seconda sezione del volume “Col digiuno negli occhi”, di cui oggi ascolteremo alcuni versi dedicati a Maria Maddalena e Ophelia. Quanto emerge in questi versi sembra dunque interessare soprattutto le donne anche se è dato riconoscervi una valenza universale. “La matta, l’adultera, la vedova, la madre” sono altri stereotipi femminili, sempre definite in funzione dello sguardo o della relazione con l’altro, che vediamo trasformarsi nella bellissima immagine dell’esercito di girasoli, emblema del cammino di guarigione che incarna il percorso di questo sorprendente libro di esordio. (Francesca Del Moro)