Premio Bologna in Lettere 2024
Sezione C – Poesie singole inedite
Le tre poesie che Loriana d’Ari presenta in questa occasione sono riunite sotto il titolo Slittamenti, da intendersi come movimenti che accomunano scenari diversi. Il primo ha a che fare con un evento storico: il disastro del Vajont. Lo slittamento riguarda la frana del 9 ottobre 1963, quando un enorme volume di roccia scivolò raggiungendo rapidamente il lago artificiale del torrente Vajont e sollevando un’onda che superò la diga e inondò le aree circostanti provocando la morte di 1918 persone. Il secondo scenario è una visione notturna, una figura ambigua, quasi magica, che scivola nell’oscurità balenando bianca, non si sa se donna, se stambecco, se concrezione rocciosa colta in movimento per un gioco di ombre sul monte. Il terzo è la marina ligure, dove spicca la crêuza, in questo caso non la mulattiera bensì il formarsi di vortici sulla superficie del mare che appare brillante per il riflesso del sole e al contempo è percorsa da strisce incurvate e scure, descritte nei versi come “girotondo di ombre liquide”. Qui lo slittamento, sulle onde, è quello di chi pratica il kitesurfing, una variante del surf che consiste nel farsi trainare da un aquilone.
Ma il termine che dà il titolo alla mini silloge si applica anche alla musicalità del verso, lo scorrere armonioso veicolato soprattutto dai numerosi enjembement (il versante dai piedi d’argilla / slitta; le strade palmo a palmo / sconnesse; chiniamo / le schiene al tramonto; già ci trascina un vento denso / a svanire; dal biancore / della schiena; concrezione / calcarea; coltre che / s’allenta; inarca / la fionda; la donna / stambecco; la scia / dei cristalli; come brilla / lassù in alto il precipizio; via / dal sale; verso / la distesa; quando / dal mare riaffiora il tuo corpo; si / svuota; alla barra / dell’aquilone) nonché dai costanti richiami fonici: le allitterazioni, predominanti, sia riguardanti l’inizio delle parole (invaso ingravida; monte marcio; fondamenta fradicie; concrezione calcarea; slitta sappiamo), sia l’interno (la sequenza nasale e dentale in “la fionda dei tendini ed è nuda la donna”; e ancora “conca del tronco”), le rime interne (lattescente / oscuramente) le consonanze (scosse / sconnesse; fradicie / larici), le assonanze (palmo / chiniamo; biancore / concrezione; scia / brilla; mezzogiorno / sonno).
Slittamento è anche lo spostamento dello sguardo di chi è chiamato a leggere e a osservare le scene sapientemente evocate dai versi. Ciascun componimento dà prova di una forte valenza visiva, caratterizzandosi per un contesto dinamico, in rapido mutamento: nei versi dedicati al Vajont osserviamo il tracimare dell’invaso, lo slittare (qui il verbo è nominato espressamente) del versante, le scosse, il vento, e infine “il monte che non cessa di cadere”. Nella seconda poesia ci lasciamo rapire dall’apparizione notturna, mentre i versi ci guidano verso una possibile messa a fuoco: l’enjembement “donna / stambecco” sembra isolare le due entità per poi ricongiungerle. Il movimento è reso anche dall’ambiguità del verbo “spicca” che potrebbe alludere al salto della creatura oppure al momento in cui acquista visivamente risalto. Infine, nella poesia di chiusura, lo sguardo viene accompagnato, come da un movimento di camera, dalle insegne al promontorio alle nubi fino ad abbassarsi cogliendo l’emergere del surfer e a risalire verso l’aquilone gonfiato dal vento.
Slittamento è, da ultimo, anche uno spostamento di senso, la possibilità che le tre scene rappresentate alludano a qualcos’altro, rivestano, pur nella loro concretezza, un significato più ampio, riconducibile alla dinamica del rapporto tra uomo e natura: la prima scena è espressione del conflitto, con l’essere umano che abusa dell’ambiente per i propri scopi fino a provocare la tragedia; nella seconda l’apparizione misteriosa può rappresentare una sorta di spirito guida (per gli antichi yemeniti lo stambecco era simbolo di forza, bontà, bellezza, castità e lealtà), un tramite per una relazione più armoniosa, che infine è raggiunta dal dialogo del surfer con il vento e con il mare che lo sommerge e lo lascia riaffiorare.
Dopo il felice esordio con Silenzio, soglia d’acqua (Arcipelago itaca 2022), Loriana d’Ari si riconferma con questi testi un’autrice raffinata e matura. (Francesca Del Moro)