Premio Bologna in Lettere 2020
Sezione B (raccolte inedite)
Annalisa Rodeghiero, A oriente di qualsiasi origine – Finalista
A oriente di qualsiasi origine: come dire all’origine ultima, all’origine dell’origine. Questa breve, intensa raccolta gronda di figure dell’origine. Le radici, il sottobosco, ma anche l’anima –quell’anima che “se c’è nasce già pronta” – e poi il nome, grazie a cui è possibile una seconda origine, una rinascita della cosa nell’anima. E poi ancora la sposa, che raccoglie in sé le figure dell’amore e del bianco dell’alba. E il bambino, che si espande nel mondo mentre l’adulto si riconduce a dei limiti – in ciò rivelando che l’origine è anche la totalità, che l’essenziale è tutto, e che il microcosmo è un cosmo completo.
Si nota, soprattutto nella prima parte, un uso preciso, economico delle immagini. Tutta la silloge è un inno all’essenzialità – essenzialità che è anche nelle dimensioni delle poesie, tutte brevi e caratterizzate da una musicalità trattenuta ma sempre presente. Il registro linguistico è piano, con rimandi colti accuratamente – e forse troppo didascalicamente – segnalati, e nella sua apparente ordinarietà meglio risaltano gli accostamenti insoliti e gli scarti espressivi, dosati con saggezza.
Le poesie dedicate all’amore si fanno notare per la felicità sorgiva di un sentimento del dono, un sentimento del tutto che è desiderio di fondersi nel tutto, di ricongiungersi a un’origine che è l’origine stessa della vita. Fiducia, trepidazione, abbandono -un gioioso sentimento della deriva, un andare gioiosamente alla deriva verso una meta che si confonde con il punto di partenza: è questo il contenuto della mistica amorosa e panteistica di Annalisa Rodeghiero.
Il principale limite della silloge è una certa tendenza all’idillio. La natura appare rappresentata con toni da idillio agreste che ne smorzano la potenza espressiva e danno alla poesia un retrogusto convenzionale contrastante con l’intensità cercata e il più delle volte ottenuta. Per contro, troviamo un bel sentimento del paesaggio quando è nebbioso, misterioso -e quindi interrogativo. C’è un sentimento della natura che, anche quando non trova piena espressione nelle parole, si dispiega nella struttura di quello che possiamo considerare un piccolo poema, cui la suddivisione in parti nuoce un poco, introducendo un elemento analitico e quasi anatomico che frena la continuità dello slancio.(Giorgio Galli)