Bologna in Lettere 10th
AZIONE 12
Genealogie
Le lingue matríe
(progetto sui dialetti italiani a cura di
Anna Maria Curci & Francesca Del Moro)
Nadia Mogini
Nadia Mogini è nata a Perugia, qui ha compiuto gli studi, laureandosi in Lettere Moderne. Dopo alcuni anni trascorsi in Lombardia, dove ha iniziato la sua carriera di insegnante, si è trasferita e vive nelle Marche, ad Ancona. Interessata al teatro (in lingua e in dialetto) e alla poesia, s’impegna attivamente in questi ambiti. Scrive poesie prevalentemente nel dialetto di Perugia città (rione di Porta Sant’Angelo) ma anche in quello di Ancona e in italiano. A lei particolarmente congeniale è la forma poetica haiku, della quale fa uso frequente sia in dialetto che in lingua. Nel 2016/2017, con la raccolta di poesie in dialetto perugino “Íssne” (Andarsene), Ed.Cofine, Roma, 2016, ha vinto il 1° Premio ai Concorsi “Ischitella-Pietro Giannone” (con pubblicazione della raccolta) e “Isabella Morra”(Monza). Nel gennaio 2021, ha pubblicato, sempre in dialetto perugino, la raccolta di poesie “Gettlíni de linòrio” (Germogli di alloro), con Puntoacapo Editrice, Pasturana (Al), vincitrice del 1°premio al Concorso “Salva la tua lingua locale 2021”, Roma. Le sue poesie sono incluse in antologie (Dialetto lingua della poesia a cura di Ombretta Ciurnelli, Ed. Cofine, Roma, 2015- “Poeti neodialettali dell’Umbria” a cura di Francesco Piga, Ed. Cofine, Roma, 2017- “Poeti neodialettali marchigiani” a cura di Jacopo Curi e Fabio Maria Serpilli, Quaderni del Consiglio regionale delle Marche, Ancona, 2018) e in riviste letterarie (Poetarum Silva-Periferie-Versante Ripido).
Gettlíni de linòrio
Zzitta, vojo sta zzitta
zzitta a guardà la notte
a gettolà le stelle
stretto coi denti l fiato
pe n dà sturbo al criato.
Zzitta a odorà la terra
a stricolàje i zzuppi
e gèmmna doppo gèmmna
a ndovinà la vita.
Zzitta a succhià la bufa
che goccia da le mano
sapor de n altro mondo
di summi de na fiòla.
Zzitta a sentí le foje
j’api che ciúccion l’ua
la ranzla di granòcchi
n cane che chiama n omo.
*
Zitta, voglio stare zitta
zitta a guardare la notte
a pulsare le stelle
stretto con i denti il respiro
per non dare disturbo al creato.
Zitta ad annusare la terra
a sbriciolarle le zolle
e manciata dopo manciata
a indovinare la vita.
Zitta a succhiare la neve
che sgocciola dalle mani
sapore di un altro mondo
dei sogni di una bambina.
Zitta ad ascoltare le foglie
le api che ciucciano l’uva
la raucedine dei ranocchi
un cane che chiama un uomo.