Premio Bologna in Lettere 2024- Note critiche e appunti di lettura – Patrizia Sardisco vs Domenico Fadda

 

Premio Bologna in Lettere 2024

Sezione B – Raccolte  inedite

 

Nota a Biblioteca dell’incongruo di Domenico Fadda

 

Colta, visionaria, sagace, la raccolta di Domenico Fadda intreccia in modo convincente suggestioni letterarie di antica tradizione, una lingua nitida e resa vivace con scioltezza dal gioco retorico, da citazioni, innesti e calembour, e un tema certo non inconsueto – l’identità e la sua disgregazione – ma che qui trova chiavi simboliche originali nell’invenzione del repertorio bibliografico, nella elencazione (compilata con concreta accuratezza, secondo il rigoroso ordine alfabetico delle iniziali che suggeriscono i nomi degli autori) di testi di libri possibili, dunque di testi non (ancora) esistenti, non (ancora) reperibili sugli scaffali della realtà.

Già a partire dal titolo, Biblioteca dell’incongruo evoca e presuppone lo scarto, il disallineamento, e come nel linguaggio geometrico, la non perfetta sovrapponibilità, la non identità di due enti. La lettura dei cento componimenti che formano la raccolta, annunziati dalle pagine di un Indice che ne riporta i titoli, è preceduta da due brevi Avvertenze che appare non poco utile riportare qui integralmente:

  • Le indicazioni bibliografiche in coda ai componimenti rimandano a libri possibili.
  • Qualsiasi accenno alla violenza è da interpretare come parte di un’opera di finzione e non rispecchia il pensiero di chi scrive.

Ancora, una citazione tratta dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali riguardo alle caratteristiche del disturbo dissociativo dell’identità si sovrappone a precedere e inquadrare ulteriormente i versi con una nuova, disallineata cornice di significato.

I testi sono costituiti, per lo più, da quartine di endecasillabi caratterizzate, di volta in volta, da schemi di rima baciata, alternata o incrociata, precedute talora da una citazione (oculatamente offerta in lingua originale, quasi ad amplificare l’orditura babelica del tessuto poetico) e seguite da una indicazione bibliografica formata da una coppia di iniziali, un arco temporale indicato tra parentesi da una coppa di anni a cavallo tra il Novecento e gli anni Duemila (che potrebbero essere date di nascita e morte o forse l’indicazione di un periodo di attività) e, come preannunciato, da titolo, anno e pagina di riferimento di un libro possibile.

È interessante soffermarsi su questi libri possibili la cui collezione compone l’opera di finzione che ci accingiamo a leggere, e notare che se per i nomi degli ipotetici autori sembra essere sufficiente indicare una coppia di iniziali, ai titoli di questa Biblioteca viene dedicata cura certosina, quasi a voler sottolineare una prevalenza del testo, dell’opera sull’autore, e affermare che le moltitudini contenute dal poeta, per dirla con Walt Whitman – e che per inciso presuppongono le sue contraddizioni, l’incongruo tra l’Io e sé stesso –, le voci eteronime in cui la sua identità si parcellizza, si danno al mondo nell’opera e dall’opera traggono diritto di esistenza e forza, un forza che travalica prepotentemente il proprio autore: qui penso a Pirandello, certamente, ma penso soprattutto a Pessoa, con la differenza che, almeno in questo lavoro di Fadda, della voce ortonima del suo autore non restano, in definitiva, che le Avvertenze e il gesto dispositivo dei testi della Biblioteca in cui si è frantumato l’Io poetico instituendo un repertorio incongruo, non coincidente con esso, fatalmente ulteriore e irriducibile alla somma delle sue parti, come le teorie dei sistemi complessi predicano da decenni.

Quindi, i componimenti di questa raccolta esprimono aspetti dell’Io colti in un tempo, in un determinato contesto o spazio di pensiero che i titoli dei libri possibili contribuiscono a perimetrare; ma sono, anche, canto di voci altre, segni d’alterazione, espressione dell’esperienza di possessione cui fa riferimento il brano del DSM; e sono, ancora e al contempo, lacerti di falsi letterari portatori di verità diversamente impronunciabili, brani di voci eretiche, opera di finzione, immaginaria ma possibile rassegna bibliografica le cui pagine sembrano percorrere il solco lasciato da quelle di Raymond Queneau e assai prima di lui da quelle ottocentesche di Charles Nodier e dai suoi studi eruditi sui fous letteraire che pure qui vengono citati, pagine di “testi al quadrato”, di libri su altri libri,  di voci in bilico tra ragione e follia. (Patrizia Sardisco)